La madre
Lunetta Savino è la protagonista di La Madre, testo di Florian Zeller, uno dei più brillanti commediografi contemporanei, capace di raccontare con ironia, profondità e acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive a cui può condurre.
La partenza del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla madre Anna come un vero e proprio tradimento, come abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo. Il tono da black comedy iniziale si trasforma lentamente in un dramma spietato che non sembra essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile.
Il mondo di Anna è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione?
Anna è ossessionata da una realtà multipla, una sorta di multiverso della mente, in cui le realtà si sdoppiano creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi. Ma Anna può immaginare di risvegliarsi dei propri ricordi?
Nella società liquida e levigata di Zygmunt Baumann e Byung Chul Han il senso di colpa non basta più a tenere vicini i figli. Nel dolore del lasciarli andare, per una madre, c’è tutta l’accettazione della vita nel suo divenire, c’è del lasciar andare una parte di sé per rinascere nel distacco.
di Florian Zeller
con Lunetta Savino
e con Andrea Renzi,
Niccolò Ferrero, Chiarastella Sorrentino
regia Marcello Cotugno
scene Luigi Ferrigno
luci Pietro Sperduti
costumi Alessandra Benaduce
produzione Compagnia Moliere
in coproduzione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e Accademia Perduta Romagna Teatri
durata: 80 minuti