Orazio
incautamente ispirato dall'Amleto di W. Shakespeare
La prima cosa che mi viene da dire su ORAZIO è che si tratta di una commedia, di qualcosa cioè che aspira (anche) a divertire.
La seconda è che i tre protagonisti della vicenda - Orazio, Anna, Ahmed - sono ragazzi pocopiù che ventenni. L'intera operazione nasce dal mio desiderio di guardare la realtà attraversoi loro occhi, occhi di ragazzi che si muovono, per un motivo o per l'altro, tra le macerie delpresente. Dietro i ragazzi, in secondo piano, mi sono divertito ad interpretare le figure deiloro padri: padri dannati, spesso ridicoli, a volte assenti.
La terza cosa da dire è che sì, ORAZIO è una storia che parla di teatro, si svolge in un teatro, e addirittura contiene al suo interno frammenti dell'Amleto; ma proprio Shakespeare ci insegna che parlare di teatro non vuol dire altro che parlare della realtà, e guardare ad Amleto non vuol dire altro che guardare all'essere umano.
Di Amleto, Orazio è il migliore amico, il compagno silenzioso cui l'eroe morente affida il compito di raccontare la sua storia,una storia nella quale Orazio è l'unico superstite, il testimone, l'antieroe. Dal mio amore per la sua figura nasce questa commedia che ha al suo centro un Orazio di oggi, anch'egli un antieroe, anch'egli alle prese con un amico in difficoltà, anch'egli perso in una realtà che lo inchioda - teatro o non teatro, questo è il problema - al ruolo di testimone.
- Paolo Mazzarelli
testo e regia Paolo Mazzarelli
con Antonio Bandiera, Beatrice Vento, Francesco Jacopo Provenzano, Paolo Mazzarelli
scene e costumi Paola Castrignanò
sound design e musiche originali Luca Canciello
luci Carlo Pediani
maschere Tiziano Fario
aiuto regista Gianluca Bonagura
produzione Teatro Stabile di Bolzano, a.ArtistiAssociati, Compagnia Orsini
durata: 85 minuti