Disposizioni generali

W IL TEATRO!

Teatro nella scuola 2013/2014

 

 viva il teatro 13 14scarica qui il programma

L’anno scolastico 2013/2014 segna la 25º edizione di W il teatro! Una tappa significativa per un progetto fondamentale che vede il teatro e la scuola gemellati per un obiettivo comune che è quello di preparare gli studenti a diventare pubblico attento e attivo.

Un percorso che si è consolidato nel tempo e che è diventato un elemento essenziale nel progetto formativo in tutte le scuole di ogni ordine e grado. La scelta degli spettacoli è da sempre molto accurata per favorire la migliore fruizione da parte di tutte le fasce d’età.

 

In questo lungo periodo di attività le presenze a teatro di pubblico giovanile  hanno raggiunto la cifra complessiva di 640.000, a conferma del grande successo di queste stagioni teatrali dedicate al mondo della scuola.

Le opere teatrali hanno la capacità di agevolare in modo piacevole l’incontro con l’arte e la cultura che riesce a creare benessere e di conseguenza rende l’individuo capace di interagire in modo positivo con il mondo che lo circonda. Il teatro nella scuola non va dunque visto come momento ludico fine a se stesso, ma come una vera e propria materia di studio che apre la mente e rende più consapevoli delle proprie scelte. Anche quest’anno si prosegue quindi con un’offerta teatrale di grande valenza didattica volta a entusiasmare il giovane pubblico degli studenti delle nostre scuole.

Gli spettacoli della rassegna, visti preventivamente da esperti del settore che fanno capo al Teatro Stabile, sono scelti tra il meglio dell’offerta nazionale di teatro dell’infanzia e della gioventù. Un settore in crescita che ha trovato da anni una sua specializzazione autonoma, mirata all’età e all’esigenze culturali dei fruitori, con il contributo determinante di pedagogisti e psicologi. Le risposte artistiche sono di alto livello, sia dal punto di vista dei linguaggi teatrali che dei temi e dei contenuti approfonditi drammaturgicamente all’interno dello spettacolo  proposto.

 

Questa venticinquesima stagione dedicata alle scuole continua a essere distribuita capillarmente sul territorio provinciale nei teatri di Bolzano, Merano, Bressanone, Brunico, Vipiteno, Laives, Egna (con ulteriore partecipazione dai centri minori organizzata con trasporti pubblici) e può contare oggi su una massa consolidata di spettatori per anno scolastico che si avvicina ai trentamila, con un numero di rappresentazioni di spettacoli professionali differenziati per fascia d’età, pari a circa cento per ogni stagione teatrale.

 

Per mettere a punto e realizzare questo progetto, consistente anche dal punto di vista quantitativo e quindi gestionale, oltre al team composto da Teatro Stabile e Dipartimento alla cultura, scuola e formazione professionale in lingua italiana della Provincia, abbiamo istituito un tavolo di consultazione con il mondo della scuola, composto dai  docenti referenti per il teatro e, nel caso delle scuole secondarie superiori di II° grado, anche da due studenti in rappresentanza di ogni istituto.

Questo progetto di formazione del pubblico giovanile vuole fare incontrare il teatro ai nostri figli per la prima volta a sei anni e poi accompagnarli gradevolmente per tutto il tragitto scolastico, fino alla maturità, salutandoli infine come spettatori adulti, maturi, competenti e consapevoli, in grado di continuare il viaggio con le proprie gambe e la propria testa, liberi di scegliersi un percorso teatrale autonomo, con spirito critico e sensibilità affinata dall’esperienza.

Un’altra valenza insostituibile dell’iniziativa è la funzione sociale: attraverso “W il teatro!” possiamo avere la certezza che l’esperienza teatrale raggiunga tutti gli strati della popolazione, senza distinzione di censo e di nazionalità. Spesso gli spettacoli visti in questo contesto rappresentano l’unica occasione di relazione con i linguaggi della scena e questa è certamente un’ulteriore buona ragione di giustizia sociale per sostenere la necessità istituzionale del progetto.

 

Cartellone Scuole primarie:

I e II classe :

  •  Tre civette (Scenica Frammenti – Pisa)
  •   La pietra e il bambino (Teatro gioco Vita – Piacenza)

III – IV e V classe :

  • Ulisse (Tib Teatro – Belluno)
  • 24583 piccole meraviglie (Scarlattine Teatro)

Cartellone Scuole secondarie I grado

  • Un gommone carico di Europei (Elsinor Teatro Stabile d’innovazione)
  • Paladini di Francia (Cantieri Teatrali Koreja – Teatro Stabile d’innovazione del Salento)

Cartellone Scuole secondarie di II grado

  • La brocca rotta (Teatro Stabile di Bolzano)
  • L’officina – Storia di una famiglia (Teatro Stabile di Bolzano)
  • Ifigenia, dove sei? (Graziano Hueller)
  • I ragazzi irresistibili (Teatro Stabile di Genova)
  • La Rosa Bianca (Teatro Stabile di Bolzano)
  • I vicini (Teatro Stabile di Bolzano)
  • Option (Vereinigte Bühnen Bozen)
  • Tschick  (VereinigteBühnen Bozen)

 

 

 

BOLZANOOOOOOO

Mario Bianchi

Postfazione al catalogo W il teatro! 2013/ 2014

 

In un momento di estrema crisi, si badi bene non solo finanziaria, ti fa bene al cuore sapere che, di fronte alla chiusura di omologhe manifestazioni anche pluritrentennali, un’iniziativa benemerita come questa di Bolzano giunge al compimento del suo venticinquesimo anno con gli stessi intenti e lo stesso vigore che l’ha sempre contraddistinta. È cosa rarissima, infatti, che in Italia una vera e propria stagione teatrale per ragazzi, come quella bolzanina, possa aver coinvolto nel suo corso del tempo più di 630.000 ragazzi di tutte le età, raggiungendo, oltre ai grandi centri Merano, Bressanone, Brunico, Vipiteno, Laives, Egna, anche i piccoli paesi dislocati per

tutta la provincia. Condurre i ragazzi a teatro, infatti, vuole dire non solo investire nel nostro futuro, ma credere nel nostro presente, credere che la cultura abbia ancora un valore.

E proprio una cultura come quella del teatro (che immediatamente non pare vedersi), così com’è fatta da pulviscoli di emozioni – ma proprio perché è siffatta – , è assolutamente necessario che debba essere coltivata come una pianta, curata e annaffiata sin da piccola, affinché possa diventare un grande arbusto che possa resistere efficacemente ad agenti atmosferici ben più robusti di lei.

Educare al teatro vuole dire anche e soprattutto educare alla bellezza e nel contempo alla profondità di pensiero.

La bellezza innanzi tutto legata all’opera d’arte. E questo in un mondo che ha perso il senso vero della bellezza, dove ogni cosa è omologata, dove tutto è uguale a se stesso, dove regna la stupidità contrabbandata come bellezza che risulta non nascosta, anzi conclamata. Qui, infatti, nel mondo disegnato dagli adulti, la pretesa bellezza è sempre ostentata, non ha bisogno di essere compresa,

perché è alla luce del sole, nella sua profonda inconsistenza, fatta di niente. È lì che si mostra bella e piacente. Così è passata l’idea che al concetto di cultura debba essere sempre correlata quella di noia... e che dunque ai ragazzi non può essere passato in eredità nulla che in qualche modo possa farli pensare in profondità.

Nulla di più sbagliato, chi scrive ha visto la sua classe delle medie entusiasmarsi per “Il posto delle fragole” di Bergman e canticchiare arie de “La Clemenza di Tito” di Mozart: bastava solo consegnare ai ragazzi tutto ciò con amore e passione, come del resto fanno migliaia d’insegnanti sparsi per tutto il nostro paese. E così ormai è diventato luogo comune affermare che “La corazzata Potemkin sia una boiata pazzesca” d’infinita lunghezza, quando invece è un capolavoro assoluto che ha reinventato il cinema e dura come un qualunque altro film.

Ma comunque soprattutto nei ragazzi è invalso l’uso di affermare che l’opera d’arte non deve essere mai data nella sua interezza, perché la noia impererebbe sovrana. L’opera d’arte, quindi, per essere proposta deve essere sempre in qualche modo “diminuita”, inquinata da qualche altra cosa che abbia il potere di alleggerirla.

Quindi, va da sé che la vera identità della bellezza è il valore assoluto che dobbiamo preservare nella sua interezza e profondità e il teatro più d’ogni altra forma di cultura ci aiuta ad essere capaci di scoprirla sotto la spessa coltre di fango che la ricopre. Non è, infatti, facile scoprire la bellezza, anzi è difficilissimo agguantarla per bene; essa, infatti, si nasconde nel profondo delle cose e richiede da parte di tutti, e ancor più dai ragazzi, una buona dose di pazienza per percepirla integralmente.

L’opera d’arte, e dunque la bellezza in quanto opera d’arte, è difficile da penetrare, l’opera d’arte cambia chi ha davanti, l’opera d’arte non può mai abbassare i suoi contenuti, semmai è il suo fruitore che deve innalzarsi a lei, l’opera d’arte ha dei suoi canoni che non possono essere

disgiunti dalla scientificità delle informazioni. Tutti questi concetti sono indissolubili e concatenati tra loro.

Uscendo da uno spettacolo, se lo spettacolo merita, chi ne ha goduto deve venirne in qualche modo modificato, deve avere acquisito non delle informazioni, ma delle conoscenze emotive che possano aiutarlo a vedere più profondamente in se stesso e nella realtà che ha davanti, scoprendone

lati prima impensabili e ora invece visibilissimi.

Ecco cosa dice in “Medea” di Pasolini il Minotauro Chirone all’allievo Giasone: “Tutto è santo, tutto è santo, tutto è santo! Non c’è niente di naturale nella natura, ragazzo mio, tienitelo bene in mente. Quando la natura ti sembrerà naturale, tutto sarà finito e comincerà qualcos’altro, addio cielo, addio mare. Che bel cielo, vicino, felice. Di’, ti sembra che un pezzetto solo sia innaturale

e che sia posseduto da un Dio? E così è il mare in questo giorno in cui tu hai tredici anni e peschi con i piedi nell’acqua tiepida. Guardati alle spalle, che cosa vedi? Forse qualcosa di naturale? No, è un’apparizione quella che tu vedi alle tue spalle, con le nuvole che si specchiano nell’acqua ferma e pesante delle tre del pomeriggio. Guarda laggiù, quella striscia nera sul mare lucido e rosa come l’olio, quelle ombre di alberi e quei canneti, in ogni punto in cui i tuoi occhi guardano è nascosto un Dio, e se per caso non c’è ha lasciato lì i segni della sua correlata presenza sacra: o silenzio o odore di erba o fresco di acque dolci.”

Educare al teatro vuole dire esattamente questo: rendere visibile ciò che era invisibile, una specie di rito che si avvicina alla sacralità. C’è uno spettacolo tra le ottime scelte proposte nella rassegna di Bolzano che in qualche modo riassume tutto questo: “I Paladini di Francia” del gruppo leccese Koreja. Qui, i personaggi dell’Orlando Furioso dell’Ariosto, a mo’ di pupi, ritornano in vita, ognuno diverso dall’altro, raccontando attraverso le conseguenze della guerra e dell’amore il loro destino e la ricerca quotidiana della propria dignità, ma in definitiva, come accade in “Che cosa sono le nuvole” di Pasolini cui lo spettacolo scritto da Francesco Niccolini rimanda, narrando la storia di tutti noi, noi, immersi in un mondo meraviglioso di cui possiamo solo sfiorare la bellezza. Il mondo dell’Ariosto (nello spettacolo ricostruito con una scenografia quasi di raccatto, ma che sul palcoscenico acquista una luce magica) si pone davanti agli spettatori in un’atmosfera dove veramente lo splendore della bellezza regna sovrano.

Si diceva la profondità del pensiero. Il teatro è, infatti, una macchina straordinaria che per la sua perfetta sortita, quella di comunicare impalpabili emozioni, deve però fare affidamento su di un crogiolo di competenze condivise che impalpabili non possono essere, prima fra tutte la drammaturgia, elemento così caduco ai nostri giorni, composto da meccanismi forse impercettibili, che però non possono essere mai lasciati al caso e che devono intersecarsi con tutto il resto, con la forza degli attori, con le luci e i costumi e con tutti gli altri particolari che formano il miracolo della scena.

Insomma si deve avvertire un ordine assoluto matematico che non deve essere minimamente percepito come in lotta con un’essenza così metaforica come quella del teatro. In questo ovviamente la scuola deve essere di supporto, con una preparazione proficua dell’insegnante allo spettacolo e una discussione poi che, questa sì, non deve essere vista come un peso didattico.

Il Teatro Stabile, tra l’altro, ha arricchito la proposta teatrale anche con un tavolo di consultazione con il mondo della scuola che si riunisce alcune volte l’anno, composto dai docenti referenti per il teatro e, nel caso delle scuole secondarie superiori di secondo grado, anche da due studenti per istituto. Tutto ciò per ribadire il fatto che introdurre il teatro nella scuola debba essere un compito ed una missione assolutamente condivisa affinché possa raggiungere il risultato migliore.

In “W il teatro!”, l’esemplare titolo che è stato dato alla rassegna, possiamo trovare ogni tipologia di teatro: dal teatro di figura con la presenza del gruppo europeo forse più interessante di teatro d’ombra, “Teatro Gioco Vita”, alla commedia americana classica come il cult di Neil Simon “I ragazzi irresistibili”, sino allo spettacolo di uno degli autori italiani più innovativi, Fausto Paravidino.

E poi, meritoriamente, viene proposto un testo così poco rappresentato, ma che entra nel vivo di uno dei nodi della contemporaneità come la giustizia, “La brocca rotta” di Kleist, perché il teatro, anche quando è totalmente immerso in un tempo lontano, parla inequivocabilmente dell’oggi, si pensi solo ad Aristofane. E qui, vivaddio, si esce dai soliti nomi noti seppur venerabili, Goldoni, Pirandello e persino dal nostro amatissimo Bardo.

Tra gli spettacoli dedicati ai piccoli vi è infine una curiosissima creazione della compagnia “Scarlattine” che definisce benissimo il pubblico a cui il teatro che amiamo è rivolto e di cui abbiamo fin ora parlato: “24583 piccole inquietanti meraviglie”, che non sono altro che i bambini.

Sì, proprio loro, questo strano impasto, ancora certo in formazione, ma che contiene, proprio perché ancora in formazione e non ancora contaminato, tutto lo stupore e la capacità di “strabiliarsi” che dovrebbe contenere. Al centro del palcoscenico ci sono due esseri molto particolari: Pasquale, un bambino con due grandi denti sporgenti, e Lalla, una bambina dagli occhi a palla. Pasquale e Lalla sono entrambe creature fragili che la grande forza del teatro mette in scena attraverso due palloncini. Ma noi e loro, i bambini, non abbiamo mai un momento di fraintendimento, sono proprio due bambini quelli che abbiamo davanti.

Lo spettacolo è tutto giocato in rima da tre efficacissimi attori, con rimandi iconici che vanno da Burton al cinema muto. Una creazione dunque che va a collocarsi, com’era una volta, direttamente con un teatro che ricerca nuovi modi di mettersi in scena e che è capace di appassionare un pubblico di tutte le età.

Perché il vero teatro popolare di ricerca, di cui tanto si parla, che tanto si agogna, non è altro che questo. E il teatro che tanti ragazzi vedranno, per mezzo del Teatro Stabile di Bolzano, ne tocca tutte le bellezze e le sfaccettature.

 

 

MARIO BIANCHI

Mario Bianchi fonda nei primi anni Settanta Teatro Gioco-Evento, attraverso il quale crea una sorta di spettacolazione performance che tende a sgretolare le codificazioni e i miti del teatro di parola. Già redattore e programmista di Radio Como, nel 1977 è cofondatore di Teatro Città Murata, di cui è tuttora direttore artistico. Negli ultimi anni si dedica soprattutto al teatro per ragazzi e alla narrazione, con interventi critici, creazione di rassegne e di spettacoli. Consulente per il teatro ragazzi dell’Amministrazione provinciale di Como e inventore della rassegna “Il Sipario Incantato”,

è condirettore artistico del Festival di Vimercate, uno dei principali festival del teatro ragazzi italiano, e direttore del Festival nazionale della narrazione di Mariano Comense, il più importante in Italia in quest’ambito.

 

 

 

 

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